Caput mortuum
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La locuzione latina caput mortuum, tradotta letteralmente, significa "testa morta"[1].
Alchimia
[modifica | modifica wikitesto]In alchimia il caput mortuum erano gli scarti della distillazione e della calcinazione[1]. In italiano è attestato il calco linguistico capomorto[1]. Il simbolo ad esso associato rappresenta un teschio umano stilizzato.
Pigmento
[modifica | modifica wikitesto]Caput mortuum | |
---|---|
Coordinate del colore | |
HEX | #6C5E67 |
sRGB1 (r; g; b) | (108; 94; 103) |
CMYK2 (c; m; y; k) | (0; 17; 0; 70) |
HSV (h; s; v) | (321°; 13%; 42%) |
Riferimento | |
Gallego & Sanz[2][3][4][5] | |
1: normalizzato a [0-255] (byte) 2: normalizzato a [0-100] (%) |
Il pigmento noto come caput mortuum è una tonalità di bruno grigiastro, usata nella tecnica di pittura ad olio ed acquerello[2]. È un colore solido[6]. È considerato parte delle terre rosse[7]. Si trattava in origine di sesquiossido di ferro, residuo della distillazione secca del solfato ferrico; chiamato talvolta anche Bruno inglese; oltre che come pigmento si usava anche per la smerigliatura di lenti e gemme[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Caput mortuum, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b (ES) Rosa Gallego e Juan Carlos Sanz, Guía de coloraciones, Madrid, Tursen / H. Blume, 2005, ISBN 84-89840-31-8.
- ^ Convert Cmy to Cmyk, su colormine.org. URL consultato il 31 maggio 2018.
- ^ Free Color Converter, su nixsensor.com. URL consultato il 31 maggio 2018.
- ^ Color conversion, su rapidtables.com. URL consultato il 31 maggio 2018.
- ^ Piva 1989, p. 138.
- ^ Piva 1989, p. 365.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gino Piva, Manuale pratico di tecnica pittorica, 5ª ed., Milano, Hoepli, 2005 [1989], p. 138, ISBN 88-203-0459-7.